IL SILENZIO DI DIO

Data primo evento 1 Febbraio 2024

Luogo evento

giovedì 1 febbraio 2024, ore 21
Salone Snaporaz

IL SILENZIO DI DIO
Silvio Castiglioni

Il silenzio di dio Silvio D’Arzo / Fëdor Dostoevskij

progetto e interpretazione Silvio Castiglioni
drammaturgia Andrea Nanni
regia Giovanni Guerrieri
sound design Gianmaria Gamberini
disegno luci Luca Brolli
oggetti di scena Georgia Galanti
produzione Celesterosa/I Sacchi di Sabbia
col sostegno di Comune di Cattolica, Regione Emilia Romagna, Armunia

Uno stesso silenzio – il silenzio di Dio –risuona in Casa d’altri, tratto dal magnifico racconto di Silvio D’Arzo; e in Domani ti farò bruciare, ispirato a I fratelli Karamazov, il capolavoro di Fëdor Dostoevskij. Un silenzio che separa vita e morte, umano e divino, e accompagna due figure tragiche, entrambe prive di un posto sulla terra: alla sommessa domanda di una vecchia che vorrebbe lasciare la vita, fa eco la furente requisitoria di un demone che vorrebbe incarnarsi. Non c’è risposta al vuoto di senso che il demone e la vecchia non riescono a colmare. Nuovo allestimento di uno spettacolo storico della compagnia.

parte prima – Casa d’altri – radiodramma teatrale dal racconto di Silvio D’Arzo – 42’

Casa d’altri è un giallo dell’anima. Un’indagine esistenziale scandita da una domanda che ammutolisce chi è chiamato a rispondere. Una suspense che il silenzio non scioglie. Una responsabilità che nessuno è disposto ad assumersi. Una verità da ascoltare voltati da un’altra parte. Ma è anche “un racconto perfetto”, come lo definì Eugenio Montale sul “Corriere della Sera” dopo la morte di D’Arzo, scomparso a trentadue anni senza aver visto pubblicato il suo capolavoro. Le maschere vocali dietro cui si cela l’autore – la vecchia con la sua terribile domanda, e il prete con il suo silenzio – affiorano tra gli echi di un paesaggio purgatoriale. Un “adagio” crudele, insidiato dal silenzio.

parte seconda – Domani ti farò bruciare – invettiva da I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij – 25’

Domani ti farò bruciare è un “presto con fuoco” che elabora le parole tratte dal Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov, il testamento spirituale di Fëdor Dostoevskij. Un’invettiva violenta e malinconica in bilico tra la farsa e il sublime. Un dialogo negato tra un demone di mezza tacca e un Cristo consegnato al silenzio. Un interrogatorio che si rivela una confessione, in cui l’aguzzino e la vittima finiscono per fondersi in un’unica figura. Nella requisitoria incalzante del demone risuona la stessa supplica che accomuna le creature incompiute e disprezzate: che qualcuno le salvi da se stesse.