Alba maria orselli, memorie dei santi come bene culturale

Data primo evento 15 Marzo 2015

L’attenzione dello storico, e anche quella di un pubblico più largo, non può cioè limitarsi a rivolgersi all’evoluzione delle forme del culto e neppure all’individuazione degli agenti del culto stesso, suoi propositori e/o gestori o custodi: titolari di autorità ecclesiastica o politica, ordini religiosi, associazioni di vita cristiana come le confraternite o, in ambito urbano tardo-medievale, le società d’arti. Ma deve tendere a leggere, nelle proposte dei culti e nell’evoluzione del loro configurarsi, la memoria di un territorio e delle genti che l’hanno abitato e l’abitano. E la storia degli indirizzi di culto si rivela inscindibile da quella del patrimonio delle cose che quella memoria reificano per noi: strutture architettoniche, scritture, immagini, oggetti di culto come reliquie o reliquiari che le conservano. Un patrimonio cui diamo il nome di beni culturali, cultural heritage: tra l’altro, se ben gestito, di straordinaria capacità di ricadute professionalizzanti e anche economiche; ma soprattutto segno di una identità che chiede di essere criticamente conosciuta per essere consapevolmente accettata o anche rifiutata.